Passione e religione: quanto sono connessi tra loro?

L’essere umano è fatto di ragione e di sentimenti: qualunque essi siano, tutti abbiamo una parte razionale – in genere identificata con l’emisfero destro del nostro cervello – e una parte più emotiva, che viene localizzata nella zona sinistra. Due lati di noi che spesso sono in netto contrasto: quante volte ci siamo sentiti divisi tra la nostra razionalità, data anche dall’esperienza, e la parte più istintiva? Sicuramente tante, perché non è semplice far confluire in un’unica direzione tendenze opposte. E sono proprie le scelte che facciamo a imprimere un certo rapporto trai i due aspetti: ci sono persone più razionali, e altre più passionali.

Quando entra in gioco la religione, qualunque essa sia, il rapporto tra cuore e mente potrebbe complicarsi. Qualunque sia il culto religioso a cui facciamo riferimento, questo ha sicuramente dei principi che regolano la nostra vita, il nostro comportamento con gli altri ma anche il rapporto con noi stessi. E non è facile capire se il nostro legame alla religione sia dettato dalla nostra parte più istintiva e passionale o razionale. In base a quelli che sono i valori di ogni religione, la razionalità non può entrare a far parte della religione, essendo quest’ultima per definizione un atto di fede.

Come la fede può aiutare le nostre passioni

Appurato che la religione fa parte del nostro lato più istintivo e che prescinde quindi da una prova scientifica e razionale, come si pone rispetto alle nostre emozioni? Beh, l’idea di fondo è che il culto religioso debba guidare i nostri istinti, educandoli a uno stile di vita rispettoso degli altri. Anche le emozioni più forti dovrebbero essere guidate dai principi che ispirano la chiesa (qualunque essa sia). Ecco alcuni esempi:

·         Sentimenti negativi come la rabbia e la vendetta vengono del tutto criticati dalle varie fedi religiose del mondo. Quello che viene insegnato è il perdono, perché è attraverso di esse che anche le altre persone potranno controllare i loro istinti negativi. L’accettazione dell’errore altrui fa parte di un percorso di crescita ispirato al miglioramento della propria persona;

·         Il rispetto verso gli altri viene insegnato come la base di una convivenza serena e rispettosa dei principi religiosi. A volte viene anche utilizzato un parametro di comparazione personale, ovvero non fare agli altri ciò che non si vorrebbe ricevere personalmente. È chiaro anche l’intento sociale di questi valor, che esulano dall’aspetto prettamente religioso ma che vanno a coinvolgere il vivere nella società;

·         I principi della religione spesso vengono presentati come uno strumento per controllare sentimenti di tristezze di dolore. L’accettazione del dolore per esempio in quanto voluta da un Essere superiore dovrebbe portare a vivere determinati momenti con un spirito di accettazione più convinto.

In un’epoca in cui i valori della religione fanno fatica ad essere applicati direttamente alla nostra vita quotidiana, quello che andrebbe sicuramente mantenuto è l’aspetto di educazione sociale. Gestire le nostre passioni negative e dare libero sfogo a quelle positive sono comportamenti che vanno promossi, indipendentemente dall’effettiva convinzione religiosa. 

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